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Pietro Prini
Pietro Prini è uno dei più eminenti pensatori italiani del Novecento, una delle personalità più autorevoli dell’esistenzialismo religioso.
Congiungendo in una linea ermeneutica unitaria il tema della “contemplazione creatrice” di Plotino, il “sintetismo delle forme ontologiche” di Rosmini e il “mistero dell’Essere” di Gabriel Marcel, Pietro Prini elabora un sistema filosofico nel quale convergono l’esperienza agostiniana dell’interiorità e la sensibilità tipica dell’esistenzialismo.
Il suo pensiero è infatti una filosofia dell’esistenza, centrata sul problema dell’esistenza, in cui l’uomo emerge come domanda di significato totale. Si tratta di un esistenzialismo che si apre sia all’antropologia, rinnovata nell’incontro con le moderne scienze umane come la biogenetica o la linguistica, sia all’ontologia.
L’interesse antropologico emerge chiaramente nel saggio Il paradosso di Icaro, all’interno di un impianto dialettico dove si confrontano desiderio e bisogno. Su di esso incidono le nuove istanze imposte al problema dell’educazione dall’incontro/scontro della cultura iconico-
Prini intende dare anche un contributo rigoroso e critico alla riflessione sulla fede. Infatti, nella sua speculazione, il tema della fede o, per meglio dire, quello del rapporto tra fede e ragione, è centrale. Indagandolo, egli avverte senza esitazione che si è credenti se si filosofa nella fede, se si fa di essa la propria problematicità. La fede non sarebbe possibile senza il dubbio metafisico. Essa implica infatti questa dubbiosità: è una domanda continua, che richiede una risposta continua, una certezza in continua provocazione, che ci interpella continuamente su quella domanda che costituisce la sostanza della nostra esistenza di uomini. Del resto noi siamo tali perché siamo cercatori, siamo continuamente degli interrogativi nei nostri stessi riguardi. Non a caso, tra tutti i viventi della terra siamo gli unici che possono dire di no al proprio essere. Oggi, nell’epoca della scienza, la fede deve spogliarsi di quello che non è più pensabile, non è più vivibile dalla persona umana, perché solo in un mondo da cui siano scomparsi gli assoluti terrestri essa è possibile. Qui sta la differenza tra la verità e l’arbitrio: se infatti la fede fosse semplicemente accettata come fede o come volontà di credere e basta, essa non sarebbe più una verità ma un arbitrio.
E’ in quest’ottica che Prini, ne Lo scisma sommerso, opera che caratterizza la sua ultima produzione, si propone di leggere la rivelazione ebraico-
Alla luce di queste considerazioni, appare evidente che ‘pensare filosoficamente’ significa interpretare il senso dell’esistenza e decidere di essa, in un rapporto con la verità da cui non si può sfuggire, facendo attenzione ad evitare due ostacoli pericolosi: tradire la fede nel filosofare e tradire il filosofare nella fede.
Pietro Prini nasce a Belgirate (Verbania) sul Lago Maggiore nel 1915. Dopo la maturità classica, arriva a Pavia nel 1937 grazie a un concorso che gli assegna un posto gratuito all'Almo Collegio Borromeo. Compie i suoi studi universitari presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pavia... > leggi tutto... |
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